Diversi farmaci, sia prescritti che da banco, possono risultare ototossici, ossia potenzialmente dannosi per l'udito, e causare acufeni. Possono interferire con le cellule ciliate dell'orecchio interno, cruciali per udire e mantenere l'equilibrio. Il fischio nelle orecchie indotto da farmaci ototossici può talvolta risolversi con l'interruzione o l'aggiustamento del dosaggio del farmaco, ma in certi casi può diventare persistente. Non tutti coloro che assumono questi farmaci svilupperanno acufeni, ma alcuni fattori, come l'esposizione a rumori elevati, possono aumentarne il rischio. La dose del farmaco gioca un ruolo chiave nella sua ototossicità. Anche se un farmaco è noto per essere ototossico, l'uso sporadico potrebbe non essere pericoloso, ma il limite sicuro varia a seconda della persona e del tipo di farmaco. È fondamentale valutare i rischi e i benefici, specialmente se il medicinale è vitale, come alcuni trattamenti anticancro. Leggi il nostro articolo per scoprire tutto sulle sostanze ototossiche.
L'ototossicità si riferisce agli effetti collaterali dannosi che alcuni farmaci possono avere sull'apparato uditivo e sul sistema dell'equilibrio. Andando nel particolare, queste sostanze penetrano nei liquidi cocleari attraverso la barriera–ematolabirintica provocando danni soprattutto alle cellule ciliate esterne dei giri inferiori della coclea.Questi danni possono manifestarsi sia durante il trattamento farmacologico sia dopo la sua conclusione e possono essere temporanei o permanenti. La gravità dell'impatto sull'udito dipende da vari fattori, tra cui la dose totale assunta, la frequenza delle somministrazioni e le modalità di assunzione del farmaco.
Gli adulti e gli anziani sono particolarmente a rischio di subire danni ototossici, soprattutto a causa di possibili problemi di funzionalità epatica o renale che possono compromettere l'eliminazione dei principi attivi dei farmaci. Questi effetti possono aumentare così il loro potenziale tossico sull'orecchio. La situazione può peggiorare se si assumono contemporaneamente più farmaci ototossici o se si ha una predisposizione genetica alla perdita dell'udito. Inoltre, poiché nell'età avanzata si verifica comunemente un calo dell'udito, l'impatto di questi farmaci può risultare ancora più significativo
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Alcuni farmaci possono avere effetti collaterali sull'udito, noti come effetti ototossici. Questo significa che possono danneggiare l'orecchio interno o il nervo uditivo, portando a problemi come la perdita dell'udito, i suoni fastidiosi come fischi o ronzii nelle orecchie (acufeni) o difficoltà di equilibrio. Tra le cause di ototossicità ci sono la dose del farmaco, la durata del trattamento, problemi renali esistenti, la velocità con cui il farmaco viene somministrato, la quantità totale di farmaco preso nel corso della vita, l'assunzione combinata con altri farmaci ototossici e la predisposizione genetica. È importante evitare l'uso di farmaci ototossici direttamente nell'orecchio, specialmente se c'è una perforazione del timpano, per impedire che questi agenti ototossici raggiungano l'orecchio interno e causino danni. Tra i farmaci noti per i loro effetti ototossici ci sono:
Non sono solo i farmaci a presentare rischi di ototossicità. Anche alcune sostanze di uso comune possono essere dannose per l'udito se consumate eccessivamente. Vengono quindi definite agenti ototossici o sostanze ototossiche. Tra queste, il nostro elenco comprende:
Il neuroepitelio dell'orecchio interno è estremamente suscettibile agli effetti tossici di certi antibiotici, in particolare gli aminoglicosidi come la diidrostreptomicina, neomicina, kanamicina, gentamicina e streptomicina, oltre ai macrolidi (ad esempio eritromicina, roxitromicina, azitromicina) e ai glicopeptidi (come la vancomicina). Questi farmaci possono avere diversi impatti negativi sull'udito: per esempio, la streptomicina può causare vertigini e una significativa perdita della sensibilità vestibolare, la neomicina può portare alla sordità, e la gentamicina può compromettere l'equilibrio.
L'ototossicità di questi antibiotici aumenta in relazione a vari fattori, tra cui la dose, la frequenza di utilizzo e la presenza di deficit uditivi preesistenti. Gli aminoglicosidi sono antibatterici ad ampio spettro efficaci contro batteri come l'Escherichia coli, grazie alla loro capacità di inibire la sintesi proteica batterica. Questi antibiotici possono essere somministrati a persone di tutte le età, anche tramite iniezione. Tuttavia, possono causare effetti collaterali seri come acufeni permanenti e perdita dell'udito, specialmente in individui con una storia familiare di sordità, più vulnerabili a tali reazioni avverse.
La tabella qui sotto contiene una lista dei principali farmaci da banco e con ricetta sul mercato. Puoi leggere qui se si tratta di sostanze dannose per la tua salute uditiva. Ecco una tabella che indica se i farmaci elencati sono noti per essere ototossici o no:
Farmaco | Ototossicità |
---|---|
Cortisone |
No |
Tachipirina |
No |
Letrozolo Femara |
No |
Maviret |
No |
Muscoril |
No |
Nevridol |
Non ci sono informazioni univoche |
Sidaelud |
Non ci sono informazioni univoche |
Amoxicilina |
No |
Deltacortene |
No |
Anauran |
No |
Ibuprofene |
Sì |
Aspirina |
Sì |
Augumentin |
No |
Oltre ai farmaci precedentemente menzionati, esistono altri che possono scatenare acufeni, ovvero quella sensazione di suoni quali fischi nelle orecchie, sibili o ronzii percepiti in una o entrambe le orecchie, senza una fonte esterna. Tra questi, i salicilati, categoria che comprende l'aspirina, sono noti per poter temporaneamente diminuire l'udito e provocare acufeni, generalmente risolvibili entro 72 ore. Solo eccezionalmente gli effetti sono duraturi. Anche i diuretici, impiegati per curare ipertensione ed edema, possono indurre una temporanea perdita di udito. Il rischio si amplifica se tali diuretici vengono assunti insieme ad altri farmaci ototossici, aggravando potenzialmente l'acufene. In particolare, i farmaci dei quali bisogna diffidare come terapia per l'acufene sono:
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Acufen Plus è un integratore alimentare formulato per contrastare disturbi come l'ipoacusia e gli acufeni, ovvero quei fastidiosi fischi o ronzii che si possono percepire all'interno dell'orecchio. Grazie a una combinazione di estratti vegetali come Biancospino e Valeriana, e arricchito da gruppi vitaminici, Triptofano e Luppolo, Acufen Plus agisce favorendo il benessere dell'orecchio interno e promuovendo un effetto rilassante sul sistema nervoso. Gli ingredienti naturali come il Ginkgo Biloba migliorano la circolazione nel microcircolo dell'orecchio, riducendo così i sintomi associati agli acufeni.
È importante ricordare che Acufen Plus non deve essere utilizzato come sostituto di una dieta equilibrata e che è sempre bene consultare un medico in caso di gravidanza, allattamento o se si stanno assumendo farmaci specifici, come anticoagulanti o antiaggreganti piastrinici. Infine, è bene tenere Acufen Plus lontano dalla portata dei bambini sotto i tre anni.
La cinnarizina è un farmaco spesso impiegato per migliorare la circolazione, utile anche per chi soffre di acufeni che possono influire sulla qualità della vita. Agendo sul flusso sanguigno, la cinnarizina può aiutare a mitigare i sintomi legati a disturbi della circolazione, inclusi persistenti ronzii o fischi all'orecchio. Viene commercializzata sotto il nome di Stugeron per acufeni.
Per chi affronta questo problema, l'approccio corretto consiste nell'utilizzare la cinnarizina sotto stretta supervisione medica. È importante, infatti, valutare attentamente l'uso prolungato di questo medicinale, poiché, come per molti trattamenti, può provocare effetti collaterali che non vanno sottovalutati. Tra questi il rischio di sviluppare sintomi simili al parkinsonismo.
Sebbene la cinnarizina possa offrire un sollievo, è fondamentale consultare un neurologo per una gestione personalizzata del disturbo uditivo. Oltre alla cinnarizina, esistono altre opzioni terapeutiche specifiche per gli acufeni. Infine, si raccomanda di limitare il consumo di caffè durante il trattamento, per evitare di peggiorare i sintomi uditivi. Ricordiamo che la ricerca continua a cercare soluzioni più efficaci contro gli acufeni, una condizione diffusa e spesso sottovalutata.
Molte persone che soffrono di acufeni, che si manifestano come persistenti e fastidiosi suoni, fischi o ronzii nell'orecchio, trovano un sollievo temporaneo nel Lexotan, utilizzato per migliorare la qualità del sonno. Il Lexotan, appartenente alla famiglia delle benzodiazepine, può effettivamente aiutare a ottenere da 6 a 7 ore di riposo notturno, fornendo un certo grado di conforto a chi soffre di questo disturbo.
Tuttavia, è importante considerare con attenzione l'utilizzo prolungato di farmaci come Lexotan e simili. La questione centrale è il rischio di sviluppare tolleranza al farmaco, oltre ad altre possibili complicazioni legate all'uso a lungo termine. Le benzodiazepine possono causare effetti collaterali quali sonnolenza diurna, difficoltà nella coordinazione e nel discorso, che si manifestano con sintomi come atassia e disartria. Inoltre, sebbene un sovradosaggio di Lexotan raramente costituisca una minaccia immediata alla vita se assunto da solo, è fondamentale essere consapevoli che l'abuso può portare a conseguenze severe, inclusi disturbi respiratori e compromissione delle funzioni cardiache. Per questi motivi, è essenziale che chiunque consideri l'uso di questo farmaco per contrastare gli acufeni lo faccia sotto stretta supervisione medica, valuti attentamente i benefici rispetto ai rischi potenziali e esplori, ove possibile, alternative terapeutiche.
Gli antiinfiammatori non ototossici sono farmaci che non causano danni all'udito. Ecco alcuni esempi:
Questi farmaci sono generalmente sicuri per l'udito, a differenza di altri FANS o salicilati che possono influenzare negativamente l'udito e il labirinto
Gli antidepressivi non ototossici sono generalmente preferiti nella gestione di condizioni come l'acufene, dove l'ototossicità può aggravare i sintomi. Di seguito una panoramica:
Gli antidepressivi triciclici (TCA) come amitriptilina, nortriptilina e trimipramina sono stati valutati per il trattamento dell'acufene senza causare effetti ototossici. A differenza di alcuni farmaci utilizzati per altre condizioni, i TCA non sono inclusi nell'elenco dei farmaci ototossici noti per causare perdita dell'udito o acufene.
Questo rende i TCA scelte potenzialmente più sicure per i pazienti che necessitano di un trattamento antidepressivo e che sono sensibili agli effetti ototossici.
TCA come amitriptilina, nortriptilina e trimipramina sono antidepressivi che possono essere considerati non ototossici e possono essere opzioni adatte per pazienti che necessitano di trattamenti per condizioni come la depressione o l'acufene, dove è cruciale evitare l'aggravamento dei sintomi legati all'udito.
L'acufene, quella percezione di suoni come fischi, ronzii o sibili nelle orecchie senza una fonte esterna, può avere diverse cause:
Spesso, l'acufene è il risultato di una combinazione di fattori e, in molti casi, la causa esatta rimane sconosciuta.
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