Il deficit della funzione uditiva, meglio noto come ipoacusia, colpisce soggetti di tutte le fasce di età e può causare dei disturbi fortemente invalidanti sia per il soggetto colpito sia per le persone care attorno a lui. Generalmente si manifesta in maniera progressiva e questo potrebbe renderla più difficile da riconoscere.
Tra le tipologie di ipoacusia più diffuse c’è l’ipoacusia neurosensoriale, che colpisce circa il 90% degli adulti che hanno disturbi dell’udito.
Esistono due tipologie di ipoacusia neurosensoriale:
È opportuno ricordare che l’ipoacusia neurosensoriale può presentarsi in maniera repentina. Infatti, l’ipoacusia neurosensoriale improvvisa è un grave abbassamento delle capacità uditive di origine sconosciuta che si verifica in meno di 72 ore e che quasi sempre colpisce solo un orecchio.
La causa è sconosciuta, così come l’esatta incidenza, anche se sembra colpire più comunemente le persone di età compresa tra 43 e 53 anni. Nel caso in cui ci si trovi in questa situazione, è fortemente raccomandato di richiedere immediatamente assistenza medica in modo da non chiudere la finestra utile per l’intervento (massimo 3 giorni).
Le conseguenze più comuni dell’ipoacusia neurosensoriale coinvolgono la riduzione della chiarezza e intensità con cui vengono percepiti i suoni. I sintomi più diffusi possono essere sia fisici sia comportamentali e possono includere:
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Le cause dell’ipoacusia neurosensoriale sono numerose e possono riguardare diversi elementi. Vediamo i principali:
Tra le prime c’è sicuramente l’invecchiamento; da questo deriva il termine “presbiacusia” con cui si definisce l’ipoacusia correlata all’età. L’ipoacusia in genere progredisce lentamente ma in modo costante a partire dai 60 anni e colpisce generalmente entrambe le orecchie. Le persone che sono state a lungo esposte frequentemente a rumori forti, soffrono di diabete oppure sono fumatori potrebbero avere una maggior predisposizione a questo deficit.
Quando la presbiacusia è di origine neurosensoriale, l’ipoacusia riguarda i suoni e le parole ad alta frequenza e la presenza di rumore di fondo peggiora la situazione. Se non viene trattata correttamente, l’ipoacusia negli adulti in età avanzata può portare a un progressivo ritiro sociale, depressione, isolamento, stress familiare, aumento del rischio di lesioni da caduta, declino cognitivo e demenza.
Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), entro il 2025 in tutto il mondo 1,2 miliardi di persone di età pari o superiore a 60 anni soffriranno di presbiacusia e oltre 500 milioni di persone presenteranno problemi uditivi importanti.
L’ipoacusia indotta dal rumore (NIHL) o da esposizione a rumori forti, è la causa più prevedibile di ipoacusia neurosensoriale. È graduale, colpisce entrambe le orecchie ed è normalmente accompagnata da un ronzio o una vibrazione nelle orecchie (acufene). L’esposizione al rumore può essere legata all’ambito professionale o ricreativo, oppure essere accidentale. Spari, esplosioni, fuochi d’artificio, macchinari e strumenti musicali molto rumorosi possono causare un’ipoacusia irreversibile accompagnata da acufene con suoni acuti. Sebbene l’ipoacusia da rumore sia strettamente associata all’esposizione a rumori professionali, può essere altresì causata da strumenti di uso quotidiano come: dispositivi musicali portatili personali, giocattoli rumorosi, asciugacapelli, frullatori da cucina ed eventi sportivi.
Un rapporto del 2017 ha rilevato che negli Stati Uniti quasi un adulto su quattro di età compresa tra 20 e 69 anni ha mostrato segni di ipoacusia da rumore sottoponendosi a un test dell’udito su uno o entrambe le orecchie. Lo stesso rapporto ha suggerito che da 10 a 40 milioni di adulti di età inferiore a 70 anni negli Stati Uniti potrebbero soffrire di ipoacusia da rumore in base ai risultati dei test dell’udito.
L’ipoacusia neurosensoriale associata alla sindrome di Ménière è improvvisa e colpisce un solo orecchio. È spesso accompagnata da acufene, sensazione di congestione o “pienezza nell’orecchio” ed episodi di vertigini. Quando l’orecchio interno si riempie di liquido in eccesso, può danneggiare le delicate cellule ciliate dell’orecchio interno, provocando un’ipoacusia permanente.
I soggetti che hanno subito un forte trauma cranico possono soffrire di ipoacusia insieme ad acufene forte e invalidante. Se l’orecchio subisce danni diretti, questi possono provocare disturbi dell’udito e capogiri. L’ipoacusia è in genere associata a gravi lesioni alla testa causate, per esempio, da colpi o oggetti contundenti. Le fratture dell’osso temporale che interessano il labirinto osseo (coclea o vestibolo) possono causare ipoacusia neurosensoriale. La maggior parte delle volte, quando un individuo soffre di vertigini o ipoacusia post-traumatica, sono presenti segni di lesioni alla testa come una frattura del cranio, lividi, gonfiore e abrasioni.
Il neurinoma acustico - chiamato anche schwannoma vestibolare - è un tumore benigno che, nel 90% dei soggetti, provoca una graduale ipoacusia unilaterale e, di solito, riduce la percezione dei suoni ad alta frequenza. Sebbene l’ipoacusia sia progressiva, in molti soggetti (circa il 12% dei casi) si verifica improvvisamente. Tra gli altri sintomi ci sono senso di vertigini, acufene e debolezza del nervo facciale.
Diversi studi hanno dimostrato che molti disturbi dell’udito sono collegati a più di 200 medicinali diversi. I farmaci ototossici causano danni alle cellule sensoriali dell’orecchio interno. I più comuni includono aspirina a dosi molto elevate, farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) come ibuprofene e naprossene, antibiotici, alcuni farmaci chemioterapici e diuretici dell’ansa. L’acufene è spesso il primo sintomo, seguito da ipoacusia e vertigini. In alcuni casi i sintomi si esauriscono in seguito all'interruzione del trattamento. Tuttavia, in alcuni casi, è possibile che si verifichi una perdita permanente dell’udito.
Analogamente a molti altri disturbi e malattie, i geni e l’ereditarietà familiare possono giocare un ruolo fondamentale nell’ipoacusia. Con l’età, i geni dell’udito possono mutare o diventare più soggetti a causare danni e deterioramento delle orecchie. L’ipoacusia neurosensoriale genetica sembra essere due volte più comune nei Paesi sviluppati rispetto ai Paesi in via di sviluppo. Mentre questo tipo di ipoacusia viene diagnosticata molto frequentemente tra i bambini, la predisposizione genetica può aumentare il rischio di ipoacusia, soprattutto se associata a farmaci ototossici e rumore negli anziani.
Nel caso in cui si percepisca un peggioramento del proprio udito è bene rivolgersi subito a uno specialista per trovare il modo migliore di risolvere il problema. Il medico effettuerà un esame approfondito dell’orecchio, prenderà nota dell’anamnesi del paziente, farà alcune domande sui sintomi specifici e si informerà sui problemi di udito accusati da altri membri della famiglia. Di seguito, alcune domande che il medico potrà porre durante una visita:
Durante la visita il medico potrebbe utilizzare un dispositivo chiamato otoscopio per esaminare il condotto uditivo alla ricerca di tappi di cerume, corpi estranei o alterazioni cutanee. Successivamente lo specialista può consigliare al paziente una visita da un audiometrista, il quale eseguirà un audiogramma per determinare tipo, grado e caratteristiche dell’ipoacusia: questo test indica a quale livello di intensità i suoni, emessi a diverse frequenze, vengono percepiti.
In alcuni casi, il medico potrebbe arrivare a prescrivere una TAC (tomografia computerizzata) o una risonanza magnetica (RM) della testa e un test ABR (potenziali evocati uditivi del tronco encefalico) per l’udito.
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Il trattamento dell’ipoacusia neurosensoriale viene definito sulla base della causa primaria dell’ipoacusia e soprattutto dal grado del deficit riscontrato dall’audiologo. Di conseguenza per poter eliminare questo problema è possibile procedere così:
Sebbene non sia sempre possibile, l’American Speech-Language-Hearing Association ha suggerito alcuni accorgimenti che potrebbero permettere di preservare l’udito e soprattutto di non sviluppare un’ipoacusia. I consigli forniti sono:
Quando si subiscono danni permanenti alle cellule ciliate dell’orecchio interno, i suoni sono percepiti meno intensamente e soprattutto il parlato potrebbe apparire distorto. Per gli anziani è più semplice perdere la capacità di distinguere suoni ad alta frequenza e distinguere suoni consonantici come la “s” e la “f”. Il risultato sarebbe delle conversazioni poco chiare e addirittura incomprensibili.
I danni alle cellule ciliate dell'orecchio interno e ai nervi ad esse collegati possono rendere più difficoltosa la distinzione tra le diverse frequenze sonore.
Arthur Boothroyd, ricercatore dell’udito e del linguaggio, ha fornito un’analogia di questa sensazione in un’intervista a NPR, una rete radiofonica americana: “Le frequenze sonore sono come i colori dello spettro visibile: immaginiamo il rosso che sfuma nel giallo e il giallo che sfuma nel verde, e così via. È questo che riteniamo accada nella coclea”.